© foto Garbani
Ajla continua a brillare per le sue straordinarie performance ai Meeting in cui ha partecipato nelle scorse settimane, vincendo i 100 m al Diamond League di Monaco il 14 agosto in 11″16, i 100 m a Bydgoszczy il 19 agosto in 11″18 e i 100 m al Diamond League di Stoccolma il 23 agosto in 11″20!
Il successo non è un caso. E’ duro lavoro, perseveranza, apprendimento, studio, sacrificio, amore per ciò che stai facendo o che stai imparando a fare.
Pelé
Siete d’accordo? Conosciamo insieme questa campionessa!
Buona lettura!
Quale ruolo hanno avuto i tuoi genitori? E i tuoi allenatori?
I miei genitori hanno sempre spinto mio fratello e me a fare quello che ci piaceva, dandoci il loro supporto. Mia mamma ha avuto l’idea di iscrivermi in società (US Ascona – ndr.), e mi portava in macchina agli allenamenti ad Ascona quando ero in ritardo. Mio papà è sempre venuto alle gare quando poteva, e mi portava a Berna ogni mercoledì del mese, prendendo congedo dal lavoro, affinchè potessi fare gli allenamenti con la staffetta. Ora che non vivo più a casa, vengono entrambi alle gare quando possono e sono la mia forza nei momenti di difficoltà. Mio fratello Karim è per me un esempio importante di dedizione e lavoro duro, in quanto anche lui è un giocatore di hockey (difensore dei Ticino Rockets, sotto contratto con il Club Ambrì-Piotta – ndr.) e sportivo d’élite.
I miei allenatori della società mi hanno introdotto ad uno sport che amo tantissimo. Non potrò mai ringraziarli abbastanza. Il mio attuale allenatore, Laurent Meuwly, mi ha trasformata in una sportiva professionista.
Quando sono arrivati i primi successi e quando hai deciso di intraprendere la strada dell’agonismo?
Inizialmente mi sono orientata piuttosto verso i salti, e pian piano sono arrivati anche i risultati nello sprint. Direi che il 2013 è stato un anno decisivo dal punto di vista dei risultati, ed è in quel periodo che ho capito di avere un potenziale in qualcosa.
Sei ancora in contatto con i tuoi allenatori dell’US Ascona?
Spesso ricevo messaggi da parte loro dopo le gare, oppure io chiedo notizie. Sono come la mia seconda famiglia, quindi fa sempre piacere vederli alle gare.
C’è una frase che qualcuno ti ha detto o un gesto che hanno fatto, che ti è rimasto impresso?
Dopo le prime gare indoor nel 2016, quando avevo appena cominciato ad allenarmi con Laurent Meuwly, Lea Sprunger mi ha detto “Ajletta, scrivi nella tua agenda l’appuntamento delle Olimpiadi di Rio 2016, perché ci sarai anche tu”. Per una ragazzina di 19 anni che ha sognato le olimpiadi tutta la sua vita, sentire una frase del genere da parte di una persona che mi è sempre stata da esempio è stato davvero emozionante… e vedersi realizzare la cosa qualche mese dopo mi ha insegnato tanto.
Una frase o un motto per spronarti?
Le frasi cambiano spesso, devo dire che sono le canzoni ad aiutarmi di più.
Come erano le tue giornate fino a qualche mese fa quando ti allenavi anche in vista di Tokyo 2020?
Finché il semestre d’autunno non è finito, ero divisa tra gli studi (Ajla frequenta il Master in Storia e Italiano presso UNIL dove è appena stata insignita anche del Prix de l’Université de Lausanne 2020 – ndr.) e gli allenamenti. Spesso mi alleno due volte al giorno e devo ritagliarmi un momento per l’università, il recupero, i miei amici e la mia famiglia. È una vita molto frenetica ma con il giusto equilibrio fa stare bene.
Come sono cambiate le tue abitudini durante il lockdown? E i tuoi allenamenti?
Durante il lockdown, come per tutti, i ritmi sono rallentati. Mi allenavo con la stessa frequenza ma avevo più tempo da dedicare alla famiglia e a me stessa.
C’è un oggetto o un luogo a cui sei particolarmente affezionata?
Mi affeziono più ai luoghi. Bignasco, dove sono cresciuta, è l’unico luogo che mi sento di chiamare casa, ed è dove abitano i miei nonni. E anche la città dove è cresciuta mia mamma, Jajce, in Bosnia, è uno dei miei posti preferiti.
Quando sei in Ticino, ti capita di tornare ad allenarti dove correvi quando eri agli inizi?
Quando sono in Ticino mi alleno tra Ascona e Tenero. Quindi torno sul luogo dov’è cominciato tutto. A volte incontro le nuove leve ed è divertente parlare con loro… fa sorridere vederli non ascoltare gli allenatori come facevamo noi.
Quando sei lontana da casa per allenarti o gareggiare, cosa ti manca di più?
Negli ultimi anni, in cui sono stata spesso lontana per lunghi periodi, mi è mancato moltissimo poter vedere la mia famiglia. Durante questa emergenza causata dal COVID-19, sono stata a casa più a lungo che tutte le mie brevi presenze degli ultimi 4 anni messe insieme.
Cosa ti piace fare nel tuo tempo libero?
Sono un topo di biblioteca, quindi mi piace studiare e leggere. Quando ne ho il tempo vado più che volentieri al museo a vedere un’esposizione che m’interessa, e mi dedico ai miei amici e alla famiglia.
La terza parte dell’intervista verrà pubblicata nella quarta settimana di settembre.